Attualmente nel mondo si contano 26 milioni di rifugiati, dal rapporto “Global trends forced displacement in 2019” di UNHCR The UN refugee agency, di cui circa la metà sotto i 18 anni. Di questi, molti sono minori stranieri non accompagnati (msna) che arrivano in Italia da soli.

L’Associazione Ebenezer crede molto nel Progetto Maison d’Abri, un progetto nato nel 2019 con lo scopo di promuovere percorsi di inclusione per ex msna, giovani italiani e stranieri neo-maggiorenni che si ritrovano senza riferimenti sul territorio italiano e che non hanno ancora raggiunto l’autonomia e l’indipendenza necessaria per la loro inclusione.

Il progetto vuole rappresentare un’opportunità per percorsi di crescita individuale e professionale, sperimentando l’autonomia abitativa, la cura di sé e imparando a coordinare impegni scolastici e lavorativi.

Riteniamo sia importante dare a questi giovani degli strumenti utili a costruire autonomie possibili per continuare a raggiungere i traguardi della crescita attraverso il sostegno anche di figure adulte di riferimento.

Maison d’Abrì è francese e tradotto in italiano significa “casa rifugio”, quello che abbiamo cercato di essere in questi anni per i ragazzi che hanno fatto parte del progetto.

Vogliamo condividere con voi alcune righe dei ragazzi che sono stati con noi.

Apu khan: “Salve a tutti! Sono Apu khan e sono del Bangladesh. Sono arrivato in Italia da minorenne e come richiedente asilo. Quando ho terminato il  mio percorso all’interno dell’accoglienza per minori, non avevo nessun posto dove andare per poter continuare il mio percorso di studio in Italia. Ed è qui che ho conosciuto l’associazione Ebenezer, attraverso l’annuncio postato in mio favore da una persona a me molto cara. Loro mi hanno quindi accolto e veramente con molto cuore; con loro praticamente ho ritrovato la gioia della famiglia! Alla fine grazie a  Dio e grazie a loro che mi hanno accompagnato per un tratto della mia vita è diventare un autonomo cittadino qui in Italia.”

Muhammed Waiga: “Sono Muhammed e questo che vi sto per raccontare è il mio percorso in Maison d’Abrì. Il mio percorso nell’associazione Ebenezer è stato il miglior cammino che abbia mai fatto qui in Italia perché la coordinatrice, Susanna, ci prende come se fossimo parte della sua famiglia, lì siamo davvero una famiglia. Fa sempre in modo che stiamo bene e che possiamo sentirci a nostro agio: si assicura anche che ognuno di noi frequenti una scuola ed un corso di formazione per acquisire qualifiche e competenze. Io ad esempio seguivo un corso la mattina e la sera andavo alla scuola media. Susanna e Jessica dimostrano il loro volerci bene come persone e ci sono ancora, sempre, per me anche se non vivo con loro perché adesso ho il mio lavoro ed una mia stanza in affitto. È proprio grazie a loro e al loro progetto che io oggi lavoro qui in Italia. Mi aiutano anche a trovare la migliore famiglia, attraverso il progetto welcome Refugees, che mi ha accompagnato per un periodo.  Tutto questo perché Ebenezer aiutano me e gli altri ad essere quello che siamo oggi, realizzando noi stessi. Conosco la parola aiuto, non posso esprimerla…L’hai fatto per noi ma ti dirò grazie.”

Amine Bah: “Ciao, sono Amine e sono stato accolto per un periodo all’interno del progetto Maison d’Abri dell’Associazione Ebnezer. Inizio così…”Un grazie di cuore a tutti voi. Vi voglio bene”. Perché mi ritengo una delle persone più fortunate al mondo ad avervi incontrato in un momento difficile del mio cammino in Italia. Oggi Grazie a voi e alla vostra accoglienza, ho la mia vita ed è una migliore vita qui in Italia. Grazie per avermi appoggiato in un momento così difficile; sono a disposizione per ogni cosa futura.”

Abib Largaton Soro: “Buongiorno a tutti, sono Soro Largaton Abib e vengo dalla Costa d’avorio. Quando sono arrivato da Susanna, nel progetto di Maison d’Abri, ho trascorso bellissimi momenti con i ragazzi che erano lì e con tutte le persone che ci sono e che seguono i nostri percorsi. Li ci si sente in famiglia e molto tranquilli e sereni, perché loro hanno fatto di me come con un loro figlio, amico. Mi hanno aiutato a fare una scuola di  pizzaiolo, lo stage di pizzaiolo e poi un contratto di lavoro sempre come pizzaiolo, anche mi hanno aiutato nel rinnovo dei miei documenti e mi hanno trovato una camera in cui iniziare a vivere una vita indipendente. Quando è arrivato il COVID19 e tutti erano chiusi, l’associazione mi ha continuato ad aiutare e sostenere, anche se non ero più li in accoglienza. Loro hanno fatto di me una persona brava, responsabile e soprattutto felice. Oggi ringrazio tantissimo Susanna, Jessica e tutte le persone che collaborano con loro per aiutare tutti noi, e io prego Dio per tutto, sempre.”

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